Lo Stalking nel Recupero Crediti è un tema ancora di estrema attualità. Di pochi giorni fa un articolo che ne parla. In un contesto in cui le sofferenze bancarie non sembrano diminuire e i prestiti alle famiglie sono bloccati, sembra opportuna una riflessione su una professione in continua crescita.
Dal Corriere della Sera del 10 febbraio: “Sofferenze record al 24,6% a dicembre, avanza l’ipotesi «bad bank» di sistema“.
Da Il Journal del 3 marzo: “Come ci si difende dallo stalking del recupero crediti”
Alcune considerazioni:
Stiamo entrando nel 7° anno di una delle peggiori crisi di tutti i tempi e ancora non si intravede la luce in fondo al tunnel. Le aziende continuano a chiudere al ritmo di 1000 al giorno, ne falliscono 2 ogni ora, 3 i sucidi a settimana di imprenditori strangolati dal fisco e dai debiti. E le aziende sane delocalizzano, scappano dal fisco e dalla burocrazia italiana. In questo contesto, si muovono gli attori del grande mercato della gestione dei crediti: service di recupero, professionisti e le stesse committenti. Il lavoro non manca, al contrario, ce n’è forse fin troppo: ma sempre più difficile. E gli obiettivi posti dallecommittenti sempre più sfidanti. Ed allora diventano duri anche i sistemi di recupero.
Sempre nel rispetto della legge, ma spesso con delle piccole forzature. Ma questa è una guerra, e dall’altra parte della barricata pare che abbiano trovato un sistema facile facile per bloccare la procedura di recupero: la denuncia al Garante Privacy ovvero, ultima moda di questi mesi, all’Antitrust. Organismo che vigila sul mercato e sulle sue forzature e che si è posto a tutela anche dei “poveri debitori” che si sono scoperti “vessati” da lettere di sollecito troppo dure nei toni o da citazioni in giudizio non perfette nelle formalità di notifica, ecc.
La cosa è iniziata in sordina, ma sta prendendo dimensioni, a questo punto, preoccupanti.
Al momento i bersagli sono i soli service di recupero, ma c’è chi da per scontato che presto saranno oggetto dei provvedimenti anche i committenti e forse addirittura gli avvocati. Vedremo. Negli USA il sistema è già arrivato quasi al collasso. Lì dopo la terza telefonata al debitore o alla richiesta di importi non perfettamente esatti (e quando ci sono interessi che maturano giornalmente sfido chiunque a formulare una messa in mora assolutamente esatta) possono scattare azioni risarcitorie veramente pesanti. La conseguenza è l’incartamento del sistema e fare debiti e non pagarli lì sta diventando un business piuttosto proficuo. Ci arriveremo anche noi? La “bad bank di sistema” che si paventa, sarà l’occasione per un maxi condono generale, una specie di “tana libera tutti”?
A oggi non so rispondere, certo è che noi non siamo gli USA, non abbiamo le loro materie prime e la loro economia. Se la riscossione del credito deve diventare ancora più aleatoria di quella che è attualmente… temo che i 6 anni appena passati diventeranno una passeggiata di salute in confronto a ciò che ci aspetterà. Perché ciò che non si dovrebbe mai dimenticare è che dietro a un credito non riscosso ci sono stipendi non pagati e posti di lavoro persi. Insomma, a mettere in ginocchio il sistema, sono i “poveri debitori” che non pagano, non chi cerca di far rispettare un diritto violato…